mercoledì 31 marzo 2010

La pizza di verdure con indivia e scarola



INGREDIENTI:


per la pasta di pane (ricetta della macchina del pane):
- 600g di farina per pane;
- 10g sale;
- 5g zucchero;
- 75g olio d'oliva;
- 230g acqua
- 1 bustina lievito mastro fornaio Bertolini;


per il ripieno di verdure:
- 1 kg e mezzo in totale (metà e metà) di indivia riccia e scarola; 
- 300g di olive baresane snocciolate e sgocciolate;
- 3 spicchi di aglio grossi;
- peperoncino a piacere;
15-18 cucchiai di olio d'oliva;
- 100g di uvetta;
- 10 filetti di acciughe sott'olio.


La pizza di verdure di mamma, mmmh...
Soltanto a nominarla, mi viene l'acquolina in bocca.


Io credo che se dovessi scegliere tra i tanti piatti che mamma sa cucinare (e tutti in modo egregio) una, ed una sola cosa, beh la mia scelta cadrebbe incontrovertibilmente sulla pizza di verdure, che è di gran lunga ciò che a me piace di più. 
E mi piace pure, perché di solito con la pasta di pane in eccesso e con il forno che è già acceso, ci viene pure una bella teglia di pizza bianca bassa bassa scrocchiarella, con il sale in vista ed il rosmarino fresco, che di solito finisce prima che si sia freddata (con tutte le annesse scottature di dita..)
Ora basta digressioni, altrimenti la mia tastiera, in guazzetto di saliva, diventerà inutilizzabile.




La pizza di verdure, ossia la pizza con indivia e scarola era una cosa che faceva mia nonna, che fa mia mamma e che (finalmente) ora so fare pure io. 
Mia mamma dice sempre: "...devi imparare, che un giorno, quando non ci sarò più, chi te la farà?". 
Io di solito a questo punto della discussione, mi tocco -in senso scaramantico- e la mando a quel paese.


Comunque, metto le mani avanti, e dico subito che questa pizza per una pippa in cucina come me, non è semplicissima da fare, ma non perché sia complicata in senso assoluto, ma solo perchè la preparazione è lunga anche se non particolarmente laboriosa.
Il vantaggio principale è che però la verdura per il ripieno e la pizza, possono anche essere fatte in due volte e quindi non è necessario uccidersi e fare tutto in un giorno. Il difficile invece è non mangiarsi tutta la verdura da sola che è deliziosa, ma questo è un altro problema che noi "mangiatori-di-piatti-parzialmente-preparati" abbiamo di solito.


Confesso qui in pubblica piazza, che per velocizzare il tutto mi sono fatto aiutare dalla mia fida macchina per il pane, che lavorando in parallelo mi ha fatto trovare una bella palletta di pasta di pane pronta per la seconda lievitazione. Certe volte avere un catafalco del genere che solitamente ti guarda inutile dalla dispensa risulta essere di grande aiuto... 


Passiamo agli ingredienti.


Per la pasta di pane (ed uso la ricetta della mia macchina del pane Severin):
600g di farina per pane;
10g sale (diciamo 1 cucchiaino e 1/2);
5g zucchero (diciamo 1 cucchiaino);
75g olio d'oliva (ma forse è anche troppo, se diminuite la dose integrate di acqua);
230g acqua;
1 bustina di lievito Mastro Fornaio della Paneangeli;
per la macchina del pane uso il programma di solo IMPASTO da circa 1 ora e mezza.


Per il ripieno di verdure:
1 kg e mezzo in totale (metà e metà) tra indivia (è l'insalata a foglie ricce) e scarola (invece è quella a foglie lisce). Considerate che l'indivia è più amara, la scarola più dolce se voleste correggerne la proporzione;
300g di olive baresane (o anche di Gaeta, ma comunque piccole e tendenzialmente amarognole), pesate snocciolate e sgocciolate;
3 grossi spicchi di aglio (o 5 piccoli) scamiciati (che poi significa sbucciati);
peperoncino a piacere, che ci va sempre e fa bene;
15-18 cucchiai di olio d'oliva, e ci vogliono tutti;
100g di uvetta secca, che non è necessario far rinvenire in acqua;
10 filetti di acciuga sott'olio. E se a qualcuno non piacciono le acciughe lo dica ORA o taccia per sempre. Considerate comunque che se ad uno dei commensali non piacciono le acciughe (e non sa cosa si perde), il trucco è di non dirgli che ci sono, tanto alla fine non si sentono: la pizza non sa di pesce!. Io l'ho fatto spesso e non se ne è mai lamentato nessuno. Logicamente se il tizio fosse allergico, è un altro paio di maniche, a meno che non vi stia sulle balle pesantemente....


Si comincia con il lavare la verdura, e qui vi serve tutto il lavandino da riempire d'acqua per metterla bene a bagno. Tagliate il fondo e liberate le foglie, lavatela per almeno 3 volte, che la terra, controllate bene, non fa proprio parte dell'elenco ingredienti.
Fatto ciò spezzate con le mani tutte le foglie in 2 o in 3 parti, quindi strizzatele, scuotendole energicamente, e mettetele da parte. Il loro volume ORA è impressionante. Come cavolo entreranno in una teglia da 35 cm di diametro e alta 4-5? Abbiate fede che ritira in modo incredibile.
Snocciolate le olive, e mettetevi comodi che qui ci vuole un po'. Se possibile, servirebbe lo snocciola olive, che è quel coso che di solito sta insieme allo schiaccia aglio (wow, 2 attrezzi al prezzo di uno!) visto che le olive Baresane non le vendono snocciolate ma soprattutto, 3 etti sono tante! In più 'ste olive sono piccole e bastarde e si infilano nel buco dello snocciola olive, quindi una ogni tre la dovete fare a mano col coltellino. Pazienza, ne vale la pena. Se  può servire, io ho maledetto tutti gli alberi di ulivo nel raggio di 100km da casa mia, ma mi sono consolato ciucciando dai noccioli la parte superiore, che con lo snocciola olive non viene via.


Ora con le mani e le unghie nere di olive, la bocca salata, e la schiena già provata dallo snocciolamento, prendete una pentola capiente che potrà contenere -pressandola-, tutto l'ammasso di verdura cruda che avete nel lavandino. Metteteci l'olio, le olive, l'aglio ed il peperoncino e soffriggete il tutto.
Quando l'aglio accenna ad imbiondire, aggiungere tutti e 10 i filetti di acciuga e continuare a far soffriggere per qualche altro minuto, che i filetti si devono sciogliere nell'olio, infine aggiungete l'uvetta e tenete per altri 2-3 minuti il tutto a fuoco medio.
Nota bene: l'aglio non si toglie! Si scioglierà nella verdura come le acciughe,
e incredibilmente non vi puzzerà neanche l'alito! 
Misteri della pizza di scarola e indivia.


Solo a questo punto, mettete tutta la verdura in pentola, pressatela bene e coprite con un coperchio, mettete a fuoco molto basso e fate cuocere così per 40 minuti, controllando di tanto in tanto (diciamo ogni 10min) lo stato della verdura che dovrà ritirarsi almeno un po' prima di poter essere mescolata. 
Non provateci subito, che fate un casino sui fuochi che metà basta.
Dopo i 40 minuti togliete il coperchio, e vedrete che ci sarà molta acqua in pentola: la verdura andrà cotta finchè c'è acqua. Ora mettete a fuoco medio-alto e mescolate più di frequente. Quando, strizzando la verdura sul bordo della pentola con un cucchiaio, non ne uscirà più liquido, allora e solo allora sarà cotta.
Ci vorranno per questo altri 40 minuti (quindi 1 ora e 20 in totale), durante i quali è importante controllare la liquidità e mescolare, di meno all'inizio, ma  di continuo alla fine (gli ultimi 10 min), che non vorrete mica bruciare tutto, dopo sta fatica...
A fine cottura assaggiate, e se necessario aggiustate di sale. La verdura dovrà risultare un po' salata, o quantomeno abbastanza saporita.


A questo punto torniamo alla nostra pasta di pane. 


Come dicevo, io mi sono fatto aiutare dalla macchina del pane, con la quale buttate tutto nel cestello e vi godete lo spettacolo, ma nel caso la voleste fare a mano, la procedura è semplice.
Prendete una zuppiera larga, ci mettete la farina ed il sale, in un bicchierone sciogliete il lievito (se lo avete naturale) con lo zucchero nell'acqua e poi poco alla volta aggiungete i liquidi (acqua e olio) alla farina, mescolando con le mani. Se avete il lievito in bustina non è necessario scioglierlo ma incorporatelo alla farina. Lavorate il tutto finché non diventa una palletta omogenea, elastica e liscia (e un pochino appiccicosa). A questo punto toglietela dalla zuppiera, lavate la zuppiera, asciugatela bene, metteteci un po' di farina dentro e sopra adagiateci la pasta a lievitare, che avrete inciso a croce con un coltello. Coprite la zuppiera con un canovaccio, che non deve toccare la pasta neanche quando sarà ricresciuta e attendete un'oretta e mezza. Rilavorate quindi la pasta lievitata. Poi di nuovo nella zuppiera, croce e lievitazione. Più ce la lasciate e meglio è.




La pasta di pane pronta va divisa in due parti, una da 2/3 per la base e l'altro 1/3 per la copertura.


Ungete con le mani il fondo ed i lati di una teglia di alluminio con dell'olio di oliva, stendete la pasta di pane a disco, larga in modo da coprire fondo e bordo teglia per 4-5 cm. 
Adagiate con mooolta attenzione la pasta sulla teglia che una volta posata fa le rughe come quelle degli Shar-pei (ma non basta un biscotto a forma di osso e una carezza per spianarle), e lavorate intorno intorno schiacciando la pasta sui lati per alzarla bene sul bordo, quindi, fatto ciò, con una forchetta bucate il fondo.


Mettete tutta la verdura sopra la pasta e stendetela schiacciandola uniformemente con un cucchiaio a coprire tutta la superficie. Il bordo della pasta dovrà stare sopra la verdura, of course...


Stendete un disco con la pasta rimasta largo abbastanza per coprire la verdura, ma non più largo. Adagiate quindi la pasta sopra la verdura e fate combaciare bene i bordi della copertura con il bordo della parte sotto. 
Ora attenzione: rimboccate con una forchetta i bordi del fondo, sulla copertura ossia, con un movimento circolare, prima infilzate con la forchetta il bordo e tiratelo sopra la copertura, e infine appuntatelo sulla copertura infilzando entrambi, ripetete tutto intorno in modo da chiudere bene la pizza cosicchè la verdura non possa uscire fuori dalla pasta.
Ungete bene il bordo rimboccato e la superficie con un pennello o con le mani e infine bucate abbondantemente con una forchetta la copertura.


Finalmente la pizza è pronta per il forno, che da bravi cuochi avrete fatto preriscaldare almeno per 15-20 minuti a 250°. 
Ve lo siete dimenticati? Fa nulla, accendetelo ora e aspettate un po' che si scaldi per bene. Io non lo dirò a nessuno.


Infornate quindi per 30' mettendo la teglia sulla griglia ad 1/3 dell'altezza dal fondo e tenendo la temperatura a 250°. 
E' sempre una pizza fatta con la pasta di pane e come la pizza, va cotta a temperatura alta.
Dopo mezz'ora la pizza si dovrebbe essere colorata, sfornate e controllate sopra e sotto lo stato della cottura e se si fosse bruciata (si, si può girare, tranquilli non si rompe. certo, a meno che non vi cada dalle mani...). Nel caso non fosse pronta, rinfornate e magari finite di dorare con il grill per 4-5 minuti se la voleste più colorata, ma attenzione a non bruciarla! 
Ora, nel malcapitato caso vi si bruciasse, dopo le imprecazioni di rito, grattate via piano piano la parte bruciata, con un coltello a seghetto. Non se ne accorgerà nessuno...


Cotta la pizza, toglietela dalla teglia e fatela asciugare su di un tagliere di legno così respira bene finchè non si raffredda, quindi almeno per 60-100 min. 
No dai, scherzavo. :)
Quando non vi ustiona più le budella tagliatela e ficcatevela velocemente in gola, che è una goduria indiscriminata, soprattutto se accompagnata con un buon bicchiere di vino o con una birra ghiacciata.


Comunque, secondo me, questa pizza è più buona fredda e ve ne accorgereste se ne avanzasse un po' per il giorno dopo.


Buon appetito
L

sabato 27 marzo 2010

Il tiramisù








INGREDIENTI:

- Il caffè di una macchinetta da 6 tazze;
- 5 uova intere;
- 5 cucchiai di zucchero bianco;
- 1/2 kg di mascarpone (2 confezioni) della Granarolo;
- cacao amaro in polvere Perugina;
- 1 pacchetto di savoiardi Vicenzovo da 200g.


Si. Ci sto prendendo gusto.

Cucinare è divertente, ma e soprattutto è un rito.
Un rito che inizia con lo stilare la lista degli ingredienti, poi col passare al supermercato per comprare tutto quello che manca, e soprattutto quello che non serve, ma che servirà prima o poi e sarà inserito in un'altra ricetta, più qualche strumento che nella mia cucina starebbe proprio bene, e "...che fai? lo lasci li?".


Beh, oggi, mi sono messo di buona lena e con l'aiuto di Sara ci siamo gettati a capofitto a fare la sua specialità: il tiramisù. 
C'è da dire che qui a Roma quando si dice tiramisù si dice Pompi, meglio conosciuto come "il regno del tiramisù"; beh, io l'ho provato 'sto blasonato pasticcio di savoiardi e tranne i generosi tocchi di cioccolato fondente, che fanno bella mostra sulla sua superficie, quello di Sara non ha proprio niente da invidiargli.


Importante è, a detta di Sara, che la materia prima sia della marca giusta, pena la non riuscita del dolce. Io vi ho avvertito, poi dovrete vedervela con lei.




Ingredienti:
- Il caffè di una macchinetta da caffè da 6 tazze (io uso quello della Tazza d'Oro
, ma so di essere un esaltato, e se non siete romani, non credo possiate trovarlo con facilità. Ah, tanto per fare lo sborone, anche Dan Brown parla della torrefazione Tazza d'oro nel suo "Angeli e demoni" controllate al settimo paragrafo quando dice "At the Pantheon..")
- 5 uova intere. Fresche, o quantomeno non ancora andate.
- 5 cucchiai di zucchero bianco, che a Sara quello di canna non piace.
- 1/2 kg di mascarpone (2 confezioni) della Granarolo, che sempre Sara dice che con gli altri viene spappato.
- cacao amaro in polvere Perugina, che basta svizzeri: "italians do it better".
- 1 pacchetto di savoiardi Vicenzovo da 200g, che a detta di Sara anche da bagnati hanno una bella compattezza.


Il tutto sta giusto giusto un un frigoverre della Bormioli rettangolare 26x21, che è anche perfetto in altezza e vi permette di farci stare tutti gli ingredienti su 2 strati, tranne 2 savoiardi che mangerete durante la preparazione. 
E voglio proprio vedere chi resiste a fare la scarpetta nel mascarpone avanzato...


Ok, si comincia.
Si parte facendo il caffè. Prima lo si fa e meglio è, perché poi ci vanno inzuppati i savoiardi a mani nude: mica vorrete ustionarvi, no?
Una volta fatto, versate il caffè in un portapranzi rettangolare che vi permetta di inzuppare il savoiardo in tutta la sua lunghezza, e NON zuccheratelo.


Prendete le 5 uova e mettete i rossi in una zuppiera, ed i bianchi a parte in un'altro contenitore.


Concentriamoci sui rossi. A questi aggiungete lo zucchero e cominciate a mescolare bene (noi l'abbiamo fatto a mano), quindi tuffateci dentro tutto il mascarpone che a temperatura ambiente sarà bello morbido morbido. Mescolate bene bene con una forchetta o una frustina a mano fino ad ottenere un bell'impasto omogeneo e cremoso. Non-mangiatelo-please-che-serve-tutto!
I bianchi invece vanno montati a neve, meglio se con una frusta elettrica. 


Ora, agli occhi di un principiante come me, che ipnotizzato segue il movimento rotatorio delle fruste come quello di un calcinculo alle giostre, come si capisce quando sono montati? 
Semplice dice Sara: si prende il contenitore e con una magia degna del grande Mago Silvan si mette a testa in giù e l'uovo non deve cadere! 
Beh, io non ci credevo ma è veramente così: ho battuto l'uovo, Sara ha girato il contenitore e non è caduto nulla: incredibile! 
Intendiamoci: contenitore alto e stretto, non un piatto fondo, poi non ve la pigliate con me se vi va tutto per terra eh!
Poi, per fare uscire il composto dal contenitore l'abbiamo dovuto prendere a schiaffi, ma questa è un'altra storia...


Attenzione ora, perché questo passo è di fondamentale importanza: l'uovo montato a neve si incorpora al composto rossi-mascarpone-zucchero, areando il tutto, e girando sempre dallo stesso verso. 
Eh? Scusa, chevvordì?
Vuol dire che buttate tutto nello zuppierone e con un cucchiaio mescolate girando largo largo, e in un solo senso. 
Se non fate così verrete derisi da tutti i foodbloggers (o foodies) internazionali che vi additeranno come quella pippa che fa smontare le uova nella zuppiera! Terribile! E ricordate: i foodbloggers sanno essere dei veri bastardi quando vogliono.
Il risultato di questa alchimia sarà una giallastra meraviglia spumosa che ripeto: non-dovete-mangiare-che-serve-tutto.

Ora riprendete il caffè che dovrebbe esser tiepido e uno ad uno bagnateci appena i savoiardi, ossia li infilate da un lato, li voltate subito e li tirate fuori. I biscotti inzuppati li disponete nel frigoverre tutti belli in fila. Se avete il 26x21cm che dicevo sopra, ce ne entrano 7 dritti in fila in verticale sopra e 4 in orizzontale sotto, quindi 11 belli stretti.

Una volta disposti i biscotti versateci metà della meraviglia spumosa, in pratica in tutto, biscotti compresi, lo strato sarà alto 2 dita. Scuotete il frigoverre così il composto si appianerà e spolverate di cacao in polvere con uno spargi cacao. Il cacao smorza l'amaro del caffè, almeno credo, ma soprattutto fa quella bella striscia marrone che vi sorride dal lato del frigoverre.


Ora il secondo strato, facendo attenzione a mettere sopra i 4 savoiardi in orizzontale e sotto i 7 in verticale che il dolce ne guadagna in stabilità. Anche le case hanno i mattoni sfalsati, vi siete mai chiesti il perché? Ecco...
Versate sopra il restante spumone, appianate il tutto scuotendo il contenitore, pulite i bordi, che sennò le foto vengono male e via col cacao in polvere: abbondate! Deve venire un bel tappeto marrone a copertura.


Ora, e qui viene il brutto, il fantastico dolce necessita di 1 giornata di frigo sia per compattarsi che per permettere ai savoiardi di imbeversi a dovere. Io sinceramente la considero una ingiustizia bella e buona, quella di avere un dolce pronto ma non poterlo mangiare, e poi questo mi rende molto nervoso, ma pare che si faccia così, quindi copritelo col suo bel coperchio, o con della pellicola trasparente, mettetelo in frigo e dimenticatevene almeno per una ventina di ore.

Al termine dell'attesa si sarà compattato per bene e potrete tagliarlo a quadrotti con una paletta piatta, cercando di non romperlo, che anche l'occhio vuole la sua parte.


Buon appetito!
L


RIPENSAMENTI E MIGLIORAMENTI:
Per quanto mi riguarda, preferirei avere un tiramisù più croccante, quindi, la prossima volta alleggerirò in bagno del savoiardo nel caffè ad un solo lato, lato che poi disporrò rivolto verso l'alto così da tamponare il bagno dello spumone. Ma è solo un'idea...

Il castagnaccio dell'imbucato


 


Tanto per cominciare, riposto la mia ricetta del castagnaccio che per prima è comparsa sul blog dell'amico, anzi di più, fratello, Manuel e di Jasmine: Labna
Questa però è la mia versione originale del post.




INGREDIENTI:



mezzo chilo di farina di castagne;
80 grammi di pinoli sgusciati;
80 grammi di noci sgusciate;
80 grammi di uvetta;
un mazzetto di rosmarino fresco;
750 ml di acqua;
6 cucchiai di olio d'oliva, meglio se dal sapore delicato;
una bella presa di sale.





Ci provo. 
Si, ci provo, ho deciso: oggi cucino anch'io!
Ancora infervorato dall'esperienza del Foodies in Rome, sia perché un po' giocavo in casa, sia per la novità di trovarmi in questo ambiente a me sconosciuto dei foodbloggers, nel quale da imbucato qual'ero sono stato accolto a braccia aperte, mi sono detto: ma tu hai sempre giochicchiato con i fornelli, perché non ti ci rimetti?


Quindi, presa la decisione seria, c'era solo capire da che parte andare.
Antipasti? No forse troppo semplice, o forse no, mi sarei bruciato subito con le mani sporche di maionese impazzita tra tartine e vol-au-vent. 
Primi? No troppo difficile fermarsi a far foto e non mangiare la carbonara che di sicuro avrei proposto.
Secondi? No, non mi sento ancora pronto...
Mi sono detto, proviamo con un dolcetto, uno che mi piace tanto, ma che a Roma non si trova facilmente: il castagnaccio.


Presa come base la ricetta di giallozafferano facile, chiara e con delle belle foto, coinvolgo la mamma e le faccio la lista della spesa:


mezzo chilo di farina di castagne;
80 grammi di pinoli sgusciati;
80 grammi di noci sgusciate;
80 grammi di uvetta;
un mazzetto di rosmarino fresco da rubare da una siepe (...che quello sul balcone non si tocca che sennò si rovina).


a cui aggiungo:


750 ml di acqua;
6 cucchiai di olio d'oliva, meglio se dal sapore delicato;
una bella presa di sale.


No, niente zucchero, avete letto bene. Non serve.
La farina che mi arriva "in dono" direttamente dalla Coop vicino casa, è quella dell'Amiata: non poteva andarmi meglio!
La assaggio, è buona, è dolciastra, e mi devo trattenere dal mangiarla così com'è col cucchiaino.
Comincio accendendo il forno e lo faccio scaldare fino a 200 gradi almeno per una mezz'ora prima di infornare.
Poi scaldo un po' d'acqua e ci metto l'uvetta a rinvenire. C'è chi la mette nel liquore, ma a me sinceramente di solito non piace l'accoppiata dolce e liquore, quindi evito.


Ora facciamo un po' di autocritica.
Siccome sono un cuoco dell'ultim'ora, (leggasi: una pippa) mi mancano un sacco di utensili. Giuro sul dio della Buona Cucina che li comprerò, ma per ora mi arrangio con quello che ho in casa.


Primo problema: ero sicuro di avere il setaccio per la farina, invece no, non ce l'ho. Metto la farina in una zuppiera e la passo con la frusta a secco prima di metter acqua, sperando che si convinca a non far grumi. Si convince, a fatica ma si convince.


Secondo problema: le noci sono intere! Ne servono 80g ed io non ho lo schiaccianoci. Che tragedia.. Mi tocca fare all'antica, ne prendo 2, e le stringo nel pugno emettendo l'urlo di Chen che terrorizza l'occidente: una si rompe e una no.
Vado avanti così ad libitum stando attentissimo a non unire mallo e guscio, che se qualcuno si spacca un dente mi becco pure una denuncia.


Terzo problema, non ho la teglia ramata da 40cm di diametro. 


Ora cari lettori potreste pensare: ma se non hai un cavolo, perché non te lo compri bell'e fatto 'sto castagnaccio? E no amici miei, dove starebbe allora l'ingegno umano, se ridotto a seguire pedissequamente una ricetta già scritta, provata e riuscita, in teglie perfette e utensili fatti apposta all'uso?


Io ho 1 teglia da ciambellone classica più altre 2 sempre di alluminio da torta. Improvvisamente l'idea di avere tre castagnacci invece che uno, mi sembra geniale.


Vabbè, cuciniamo. Aggiungo l'acqua alla farina, ma poco per volta e sempre mescolando con la frusta (elettrica), i primi grumi si formano (ecco, lo sapevo, lo sapevo..), ma poi se ne vanno (menomale!) e alla fine l'impasto risulta liquido, ma non troppo, diciamo tipo lo yogurt della yomo. Aggiungo la presa di sale e mescolo ancora.
Arriva il momento della frutta secca: metto i 2/3 dei pinoli, dell'uvetta che prima ho tolto dall'acqua e strizzato. Il resto lo tengo da parte per guarnire la superficie alla fine. Le noci che una volta sbucciate ho tritato in modo grossolano, si, sempre con le mani, (..che domande!) invece le metto tutte.
Mescolo ben bene il composto e lo faccio riposare un po', diciamo un 15-20 minuti. Dicono faccia bene. Mah...





Ora prendo le teglie e distribuisco l'olio. Se, come dovrebbe essere, ne avete una sola, mettete tutti e sei i cucchiai sul fondo, poi muovete la teglia per far andare l'olio anche sui bordi.
Alternativamente si può usare la carta da forno, bagnata e con attenzione adagiata sulla teglia, e poi l'olio, ma io, che sono superiore, non ce l'ho messa, che 'sti ausili tecnologici sono da cuoco fighetto. 
Poi ho litigato col castagnaccio che non voleva venir via, il bastardo, ma questa è un'altra storia...
Fatto ciò, versate l'impasto nella teglia con l'olio e appianatelo bene con un cucchiaio. in teoria dovrebbe essere alto 1cm o due. Decorate la superficie con uvetta, pinoli e gli aghi di rosmarino freschi, e infine mettete un altro po' d'olio sempre sulla superficie, spruzzandolo uniformemente.
Si, effettivamente c'è un bel po' d'olio tutto intorno all'impasto, ma non vi preoccupate, va bene così.
E' il momento di infornare! Temperatura sempre a 200 gradi, cottura 50 minuti, o anche di più, comunque togliete il tutto quando la superficie si spacca come la terra del deserto, e i pinoli si dorano. Nota: non vale troppo ne la prova del taglio per vedere com'è dentro, ne quella dello stuzzicadenti, come nelle normali torte, perché il castagnaccio è bagnato di suo e poi si rapprende nel dopo cottura.
Il castagnaccio cotto va tolto dalla teglia, e messo su legno a riposare perchè si asciughi e si compatti bene, quindi: giù le mani, assaggiatelo dopo una mezz'oretta almeno!




Ora non resta che mangiarlo!
Buon appetito!!

venerdì 26 marzo 2010

Prove tecniche di trasmissione...



Mi hanno detto ".. perché non ti apri un blog di cucina tutto tuo?".
Ma dai, perché sono pigro e perché non mi va di iniziare tutto, scegliere il layout, pensare cosa metterci, pubblicizzarlo, i blogroll, le foto, le ricette, i pensieri, e...

...e perché no?

Vediamo un po' cosa ne viene fuori...
Certo è, che qualsiasi cosa ne esca, deve essere una cosa semplice, lineare e comprensibile da tutti.
Un posto dove uno (o una) possa capire al primo colpo come funziona il giocattolo, magari facendosi pure quattro risate sui miei errori, che di certo non nasconderò dietro ad una scrittura perfettina o una foto spettacolare (ammesso che riesca a farla), e magari non ripeterli lui.
O magari siete delle pippe peggio di me e ne fate altri di errori, ma magari me li segnalate così qualche altra pippa in cucina non ci casca e invece di quattro di risate, se ne fa otto.

Perchè veramente "...e se cucino io!", lo possono fare tutti!